EDITORIALE - di Graziella Proto
SOLITUDINI, AFFANNI, LOTTE
Certamente lo si percepisce in ogni minuto della giornata, in ogni aspetto della quotidianità. Lo conferma un recente studio: il clima nelle nostre società è cambiato. Il livello di empatia è crollato. Ciò che tutti percepiamo senza tanti fronzoli e baruffe è che domina il “cattivismo” contro “il buonismo”. L’individualismo contro il senso di solidarietà, collettività, bene comune. Le reti sociali sono sempre più deboli. Pezzi di “nobili autobiografie” (tanto per citare la molto amata Lidia Menapace) dominano la rete. Un narcisismo mai visto prima! Sia uomini che donne. Le amicizie sono sempre più virtuali.
Solitudini, fatica di vivere, affanni, ingiustizie e sfruttamenti sono a portata di molti. Troppi.
Forse è per questa ragione che quest’anno la festa dei lavoratori ha ripreso vigore.
Ci giunge voce di tante feste del Primo maggio all’insegna della commozione. Della memoria. Della resistenza.
A Cassibile in provincia di Siracusa (cittadina nota per l’armistizio di Cassibile, atto siglato segretamente il 3 settembre del 1943 durante la Seconda guerra mondiale) all’insegna di #PRIMATUTTI i migranti sono usciti dalle indecorose baracche e hanno manifestato in piazza rivendicando diritti e dignità. La dignità di ogni persona degna di questo nome. Una festa inclusiva, di tutti e per tutti. Per costruire ponti di alleanze, e offrire un momento di festa, a tutti coloro che lavorano in condizioni disumane e immorali. Migranti e non.
A Portella della Ginestra – luogo simbolo della lotta dei lavoratori dove il primo maggio del 1947 la banda di Salvatore Giuliano sparò contro la folla radunata per la festa – ha fatto il corteo e preso la parola un emozionato ed emozionante Manuele Macaluso, anni 95. Forse questa è l’ultima volta, dice accorato. Commosso. Io sono nato qui tra le lotte dei lavoratori, tra i braccianti… racconta dal palco.
La sinistra – dice ancora Macaluso – rischia di non capire più il senso delle lotte, lotte per i diritti che significano lotte per il lavoro, contro la mafia e per la libertà.
A prescindere da qualsiasi nostalgia, sintonia o contrasto politico con lo storico deputato comunista, quanta passione nelle sue parole in quella bellissima vallata ricordata per la strage. Quanto pathos. Quante emozioni ha scatenato la voce vibrante e palpitante di questo grande vecchio.
***
La sinistra, è vero, ha preso troppe batoste (a volte meritate), il sindacato è stato smantellato e da alcune parti politiche deriso, umiliato, emarginato… Ben venga una alleanza con chi, da posizioni diverse, su una ancora ipotetica rinascita e rilancio del sindacato è d’accordo. Peppino Di Vittorio diceva che bisogna stare uniti se si vuole che vincano i lavoratori.
I lavoratori, questi sconosciuti…. Gli stessi che in tanti, da parecchi anni, si affannano a spiegarci che sono scomparsi. Invece ci sono. Esistono. Si affannano. Subiscono la deriva.
Landini, l’idea di un sindacato forte ci piace moltissimo, di te ci fidiamo.
Tuttavia, sul sindacato unitario? Vorremmo saperne di più sulle differenze e autonomia delle diverse sigle. E soprattutto: in quale direzione occorrerebbe muoversi?
Solidarietà ai cinque operai licenziati di Pomigliano.
FEMMINISTE DI TUTTO IL MONDO UNIAMOCI!
I due militanti di CasaPound, Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci, i due stupratori fascisti, squadristi che il 12 aprile scorso a Viterbo hanno violentato una ragazza, dal carcere ci fanno sapere che sono provati e sotto shock.
Certo per loro due è stato un grande trauma picchiare e stuprare una donna. La loro è stata una prova che gli ha causato grandi turbamenti! Comprendiamo.
Tutto ciò è assurdo. Non c’è nemmeno il pudore del silenzio.
D’altronde, la “tempesta emotiva” ormai ce lo ha spiegato. Non c’è legge che ci tuteli totalmente, soprattutto dalle interpretazioni dei magistrati.
Non c’è un partito che si faccia carico delle problematiche delle donne e delle ingiustizie che giorno dopo giorno scaturiscono in sede giudiziaria. Anzi il capitolo (diciamo per sintesi) donne, così come a suo tempo il capitolo lotta alle mafie, è completamente sparito.
Le associazioni femministe o comunque di donne, non riescono a mettersi d’accordo su nulla, nemmeno quando di fronte ad una ennesima violenza su una donna bisognerebbe stare assieme per manifestare. Per dare vigore, produrre forti momenti di aggregazioni, creare parole d’ordine.
Compagne, sorelle, amiche è giunto il momento. Il momento di dare basta. Di stare insieme e fare un partito. Tutte diverse. Tutte unite. Tutte autonome. Un solo obiettivo: dimostrare che ci siamo. Che vogliamo contare.
Un partito delle donne? Sì, un partito delle donne, per le donne, fatto da donne. Aperto a tutti. Esiste già, per esempio in Svezia.
In ogni paese del pianeta le donne sono la maggioranza della popolazione, come mai nelle architetture sociali, politiche, economiche non viene fuori? Come mai per la maggior parte le donne occupano per lo più gli strati sociali più modesti?
Perché continuare a stare in una democrazia rappresentativa che non rappresenta mai le donne? Mobilitiamoci per cambiare.
Ci siamo, ma… come genere meno “nobile”… anche se abbiamo in tasca la soluzione per gestire al meglio tante situazioni e trasmettere valori.