Le Siciliane Casablanca n. 64

3 – Editoriale Benvenuti in Italia: nel paese di Bengodi Graziella Proto 5 – Benvenuta alla nuova Responsabile Brunella Lottero 6 –Delitto Scieri Graziella Proto 11 – L’eterno Testimone scomodo Graziella Proto 12 – Giustizia per Lele Mario Ciancarella 14 – “Caduto nel vuoto della Giustizia” Natya Migliori 18 – Poveri, Invisibili, Vaganti Brunella Lottero 21 – Torino città aperta Natya Migliori 23 – La libertà dei Kurdi è la nostra libertà Davide Casella e Stefania Mazzone 28 – Caporalato femminile Lorenzo Paolo De Chiara 32 – Punt e MES Alessio Pracanica 34 – #Halfofit Una petizione per le donne Lara Elia 37 – Lavoro o “stupro a pagamento”? Ilaria Baldini 40 – Costruire il futuro Rosa Frammartino 42 – Rita Atria: un anniversario particolare Redazione 43 – Scrivere la voce, ritrovare lo sguardo Vincenza Scuderi 45 – “Jasmine” Donne leader nel mediterraneo Aurora Della Valle 46 – Caporalato e guerra fra poveri Rete antirazzista catanese 48 Stop Violenza sulle donne Ali Libere 49 – Angolo Associazione Nazionale Guariti O Lungoviventi Oncologici Un ringraziamento particolare a Mauro Biani

BENVENUTI IN ITALIA: IL PAESE DI BENGODI

Fare un editoriale allegro, spensierato e ottimistico piacerebbe molto anche a noi.  Perché è estate e ognuno vorrebbe respirare un poco di aria fresca. Perché usciamo dal pericolo covid, perché sarebbe giusto per tutti leggere storie leggere, allegre e perché no, positive.

Tuttavia nonostante i buoni propositi ciò non è stato possibile. Non voglio sottrarmi – a rischio di essere noiosa – al dover sottolineare che in questo ultimo periodo sono accaduti dei fatti quantomeno allarmanti che il pericolo del covid e la crisi economica hanno fatto passare sotto silenzio.

Per esempio è riemerso il caporalato, una piaga sociale che nonostante le lotte dei migranti sfruttati a raccogliere pomodori, patate o carciofi è riesplosa in tutta la sua forza e aggressività, e anzi si sta incancrenendo.

A Caltanissetta qualche mese addietro un giovane sindacalista pakistano è stato assassinato a coltellate solo perché difendeva i braccianti suoi connazionali, sfruttati dai caporali nelle campagne tra Agrigento e Caltanissetta. Massacrato, secondo gli inquirenti, da cinque suoi connazionali perché aveva raccolto le lamentele dei suoi conterranei vittime dei caporali e accompagnato uno di loro a sporgere denuncia.

Adnan Siddique aveva appena 32 anni ed era arrivato in Italia circa cinque anni fa.Aver trovato lavoro a Caltanissetta gli permetteva di portare avanti il suo sogno: mantenere la sua numerosa famiglia che nel Pakistan senza i soldi che lui gli inviava sarà costretta a condurre una vita molto più povera. Insomma per questa famiglia Adnan era l’unica risorsa. Anche per il sindacato.

Di Adnan tutti dicono che era una persona educata, gentile, preoccupata per le minacce che subiva. Di quelli accusati di averlo ucciso, si dice fossero dei fannulloni e ubriaconi probabilmente fiancheggiatori di clan locali. Senza l’assenso delle mafie locali vicende come questa non sarebbero possibili.

Urgerebbe la piena applicazione della legge 199/2016 per garantire il reale contrasto al lavoro nero, allo sfruttamento e ai drammatici fenomeni di caporalato.

Benvenuti in Italia. 

A Favara in provincia di Agrigento, all’interno di un centro di accoglienza, un poliziotto per punire due giovani migranti che avevano tentato la fuga schiaffeggia e umilia uno dei due esortandolo a fare lo stesso con l’altro. Insomma, i due giovani messi alla berlina, derisi e sbeffeggiati avrebbero dovuto picchiarsi innanzi a tutti gli altri ospiti della struttura arrivati durante l’emergenza covid.

Il video mostra che lo spiritoso ispettore di polizia umilia e deride i due ragazzi, costringendoli poi a inginocchiarsi l’uno innanzi all’altro, per picchiarsi reciprocamente. Lui stesso mostra con forza come fare su uno dei due. Uno dei due ragazzi sembrerebbe essere minorenne.

Benvenuti in Italia.

“Oggi, inizio lo sciopero della fame e mi incateno qui a Villa Pamphili, dove si stanno tenendo gli Stati Generali, finché il governo non ascolterà il grido di dolore di noi invisibili e di tutti gli esclusi”, ha fatto sapere Aboubakar Soumahoro, giovane sindacalista ivoriano residente in Italia. Poi si è incatenato innanzi ai cancelli di Villa Pamphili e ha iniziato lo sciopero della fame e della sete per attirare l’attenzione del governo su alcune tematiche a lui care sintetizzate in tre proposte fatte  successivamente al presidente Conte: la riforma della filiera agricola per liberare gli agricoltori e i braccianti dal caporalato, le politiche migratorie, un piano emergenza lavoro che coinvolga tutti coloro che hanno perso il lavoro a causa della emergenza sanitaria, più i disoccupati, i giovani, i precari, i senza casa, i lavoratori a cottimo, i lavoratori che subiscono qualsiasi forma di razzia.

Suggerimenti semplici dunque. Consigli umili e intelligenti.

Insomma proposte rivoluzionarie per sconfiggere una piaga sociale.

Un fatto rivoluzionario perché a portare avanti questa lotta è un migrante.

Benvenuti in Italia.