STRANIERO - TEMPORANEAMENTE - PRESENTE
Aveva 29 anni. Era malato di cuore. Era scappato dalla Repubblica del Ghana per una vita migliore. La vita non l’ha più, lo ha abbandonato per sempre «Seth era buono. Non era un violento - dichiara in lacrime Confort, la moglie - non era mai successo che mi colpisse…» Però è successo. L’ha colpita in preda alla disperazione e la legge ha fatto il suo corso. Ha sbagliato, ma bisogna raccontare la verità sul contesto quotidiano di una persona-fantasma. Per la legge non esiste e per la Questura di Siracusa non c’era nessun motivo di rinnovargli il permesso di soggiorno.
Aveva il nome del dio egizio della tempesta e degli stranieri, Seth Dekhy, 29 anni, ghanese, morto all’ospedale Trigona di Noto il 1° novembre scorso, dopo un calvario durato dieci anni.
Dalla Libia, dove aveva lavorato per diversi anni, il giovane sbarca nel 2011, a Pozzallo, attraverso mari non certo placidi. E in Sicilia rimane straniero per sempre.
Una malformazione genetica e i primi malori rendono il suo quadro clinico chiaro e inequivocabile: Seth ha bisogno urgente di un’operazione a cuore aperto, forse di un trapianto.
Da tre anni, tra l’altro, avverte che qualcosa non va: il bypass va immediatamente sostituito.
Ma il segnale cessa e la sua vita pure.
«Ogni volta che si recava in ospedale - spiega Giulia Licitra, legale di Seth - perché il cuore dava segnali di cedimento, i medici si rifiutavano di rilasciargli un referto. Il risultato è stato che per la Questura di Siracusa Seth stava bene e non c’era nessun motivo di rinnovargli il permesso di soggiorno».
Per un anno, Seth un permesso per motivi umanitari lo ottiene. Ma nel 2014 gli viene revocato.
«Lavorava sodo - racconta Lidia Rizzarelli, mediatrice culturale che ha seguìto il giovane sin dal suo arrivo in Italia - si adattava a fare qualunque cosa»
Ma il permesso gli viene negato e per lui comincia l’inferno.
La mancanza di documenti gli rendeva impossibile persino comprare le medicine, per lui di importanza vitale. Ogni giorno era un assillo trovare i soldi e, soprattutto, il modo. Nessun medico può prescrivere farmaci ad un fantasma».
Alla fine del 2017 la pratica viene riaperta. Seth sta male e il permesso per motivi umanitari legati al suo stato di salute dovrebbe essere cosa scontata. Ma non è così.
«L’ultima certificazione medica - racconta ancora Licitra - risale al 2014, quando gli viene impiantato il bypass presso l’ospedale Umberto I di Siracusa. I controlli successivi, per quel che sappiamo, sono rimasti privi di qualunque documentazione. Persino di fronte all’evidente necessità di un’operazione a cuore aperto, i medici allargavano le braccia. A Seth veniva detto che nulla del genere era possibile senza documenti e senza l’STP ».
Ma è davvero così difficile ottenere un STP? Può la legge italiana permettere che un essere umano non riceva le cure necessarie a salvargli la vita solo perché non ha un documento?
«In realtà - precisa Paola Ottaviano, legale di Borderline Sicilia - la nostra legislazione garantisce le cure mediche anche agli stranieri privi di permesso di soggiorno. Chi non ha i documenti, ha comunque accesso al tesserino STP (Straniero Temporaneamente Presente) rilasciato dalle ASP, che permette l'assistenza sanitaria. Un cittadino irregolare ha dunque diritto al codice identificativo a prescindere dal permesso di soggiorno.
Soprattutto quando parliamo di cure urgenti, essenziali e continuative.
In alcune province, come Siracusa, esistono degli ambulatori dedicati all’STP.
Seth avrebbe dovuto recarsi in questi ambulatori a farsi prescrivere i farmaci.
Se aveva una patologia così grave, nessuno poteva negargli il diritto di curarsi.
Non c’è poi motivo alcuno per cui un STP non debba essere rinnovato senza problemi ogni sei mesi».
TRATTAMENTI INIQUI E CONTINUE INGIUSTIZIE
È possibile che un ospedale si rifiuti di rilasciare un referto?
«Sul mancato rilascio dei referti - continua Paola Ottaviano - non esiste una motivazione legittima per cui un medico si possa rifiutare di rilasciarli. Gli ospedali sono tenuti a rilasciare un referto a chi lo richieda, sia esso un cittadino italiano che uno straniero. Non esiste nessuna limitazione di legge in tal senso».
La vita di Seth è un inferno. Una casa la trova, grazie all’interessamento di tanti amici palazzolesi che gli vogliono bene e lo aiutano, ma alla situazione difficile si aggiunge il fango di una serata finita male.
«Una sera - ci racconta ancora Giulia Licitra - è scoppiata una lite furiosa con la sua compagna. In preda all’ira e alla disperazione, Seth ha lanciato un oggetto che sventuratamente ha colpito la giovane in testa provocandole un trauma. È scattato subito lo stato di arresto e una condanna a due anni, con sospensione condizionale della pena. »
La condanna appare pesante: maltrattamenti in famiglia protratti nel tempo, lesioni personali e minaccia. Una sola volta rabbia e disperazione hanno la meglio su Seth, portandolo a compiere un gesto incontrollato. Una sola volta, ma sufficiente a renderlo agli occhi del prefetto di Siracusa un soggetto socialmente pericoloso.
E a far emettere il decreto di espulsione.
«La denuncia - spiega Giulia Licitra - firmata dalla compagna, appare eccessiva.
La giovane donna non conosce l’italiano e non è messa in condizione di firmare con consapevolezza, in presenza, ad esempio, di un mediatore linguistico o di un assistente sociale. In seguito a quella condanna Seth perde definitivamente la possibilità di un permesso di soggiorno. Uno scatto d’ira che pagherà troppo caro».
«Seth non era un violento - dichiara in lacrime Confort, la moglie - non era mai successo che mi colpisse, né prima né dopo quella sera. Era buono...».
Lo stesso raccontano di lui gli amici e i conoscenti. Tanti, a Palazzolo.
«Era un ragazzo dolcissimo - racconta Lidia Rizzarelli - e si faceva in quattro per vivere dignitosamente insieme alla compagna. Non è giusto quello che gli è successo».
Fra sbigottimento e commozione non mancano però, nel paese Patrimonio dell’Umanità, i commenti razzisti e le parole d’odio nei confronti del giovane appena morto.
«Spero ti abbiano ucciso e che uccidano anche i tuoi amici». «Uno in meno». Sono alcuni commenti su Facebook, già segnalati agli organi competenti.
E non mancano le polemiche verso l’amministrazione comunale, che si è fatta carico delle spese funerarie: «Hanno solo fatto il loro dovere, ma con tanta pubblicità. Solo gli allocchi possono cascarci». Si legge su ancora sui social. «Fosse stato un bianco lo avrebbero fatto marcire in casa. »
Seth se ne va, ma restano i dubbi e le perplessità.
«In realtà - spiega ancora Lidia Rizzarelli - bisogna fare chiarezza sulle cause della sua morte. Sappiamo che era in ospedale da qualche giorno e che aveva subìto delle trasfusioni. La compagna ci diceva che era molto debole. Abbiamo richiesto i referti ai medici per vederci più chiaro».
«Certo è - comunica l’Associazione Culturale Dahlia di Palazzolo Acreide – che, da qualche parte, nell’intricato iter di Seth un corto circuito c’è stato. Come si fa a permettere che il cuore malato di un giovane invochi aiuto per tre anni e nessuno risponda? La nostra associazione presenterà un esposto alla Procura della Repubblica di Siracusa. Se ci sono delle responsabilità, agli organi competenti il compito di farle emergere. Per Seth e per chi, come lui, subisce ogni giorno trattamenti iniqui e continue ingiustizie».